Il Paluaccio di Oga è un ambiente di torbiera attualmente ben lontano dalle sue primitive condizioni di naturalità poiché in alcuni punti è stato ampiamente manomesso. Tuttavia, ancora oggi, esso si presenta come una zona di particolare interesse naturalistico e soprattutto botanico e vegetazionale. Le torbiere sono infatti ambienti ormai quasi completamente scomparsi dal nostro Paese sia a seguito di continue opere di bonifica e di scavo, sia per motivi climatici. Suolo e clima sono fattori determinanti per lo sviluppo di quella tipica vegetazione responsabile dell'origine e della sopravvivenza di una torbiera.
Nata nel 1983 con l’intento di preservare i delicati ambienti di torbiera, la riserva naturale del Paluaccio ricopre una superficie di oltre 30 ettari.
Foto Panoramica @Federica Gironi
Esempio di un habitat relittuale nel nostro paese (per cause sia antropiche sia ambientali) conserva ancora oggi, a distanza di pochi metri, una molteplicità di ambienti di notevole interesse naturalistico (torbiera bassa e intermedia, prati torbosi, praterie a nardo, aree boschive).
Proprio a queste sue caratteristiche è imputabile l’eterogeneità di specie in essa conservate.
Di particolare pregio sono le entità tipiche delle fasi fredde postglaciali estremamente rare a sud delle Alpi quali Vaccinium microcarpus, Andromeda polifolia, Empetrum nigrum.
Una delle singolarità più suggestive è la presenza all’interno della riserva di Drosera rotundifolia, una pianta carnivora il cui insediamento è stato favorito dalla scarsa disponibilità di nutrienti del suolo.
L’aspetto più facilmente osservabile tipico dell’ambiente di torbiera sono però le cupole disegnate dai dossi di sfagno (genere di muschio in continuo accrescimento). Il Paluaccio si trova in uno stadio evolutivo estremamente avanzato. La sua condizione di maturità è stata in parte alterata dalle operazioni di scavo per l’estrazione della torba, utilizzata come combustibile per la fornace di Bormio, tra il 1920 e il 1930.
Scientificamente rilevante è anche la funzione di archivio naturale svolto dalla riserva. Gli oltre nove metri di torba hanno consentito di risalire alla complessa storia del Paluaccio e di trarre utili deduzioni sull’ambiente naturale circostante. L’origine della torbiera (che risale a circa 13000 anni fa) testimonia la sicura presenza di aree boscate nell’intorno della riserva, facendo quindi anteporre a tale periodo la scomparsa dei ghiacciai quaternari dalla conca del Bormiese.
@Federica Gironi - Mappa Habitat
7110 – *Torbiere alte attive
Habitat prioritario, di eccezionale e riconosciuta importanza naturalistica per il territorio alpino, che include le torbiere acide, ombrotrofiche (ricevono nutrienti dall’aria), povere di minerali, alimentate principalmente dalle piogge. La vegetazione è dominata da cumuli colorati di sfagni e di depressioni con acqua che affiora in superficie. Le comunità vegetali rientrano nella classe Oxycocco-Sphagnetea. Gli aspetti a pino mugo dominante, sono da riferire all’habitat 91D0, torbiere boscose, pur esso prioritario.
7140 - Torbiere di transizione e instabili
Questo habitat include una nutrita serie di comunità vegetali localizzate in posizione di transizione tra specchi d’acqua e terra ferma. Le superfici colonizzate sono prevalentemente piatte o ondulate, ricche di piccole depressioni, con un grado di umidità variabile. In generale, la vegetazione riconducibile a questo Habitat è presente sotto forma di mosaico, all’interno del complesso delle torbiere alte riferibili all’Habitat 7110 ed è costituita dacariceti (erbe ondeggianti) e tappeti galleggianti di briofite.
91D0 - * Torbiere boscose
Habitat prioritario che comprende foreste di conifere sviluppate su suoli torbosi, sempre umidi o impaludati, poveri di nutrienti. Lo strato erbaceo è del tutto simile a quello delle torbiere alte (7110) o di transizione (7140), con tappeti di sfagni e altre briofite.
9420 - Foreste di Larix decidua e/o Pinus cembra
Foreste subalpine, dominate da larice o pino cembro, e spesso associate ad abete rosso. Si tratta di una delle formazioni boschive più nobili che caratterizza, in settori a clima continentale, il limite superiore della vegetazione arborea.
Cosa si può vedere al Paluaccio di Oga?
- Molinieto
- Eriofori e orchidee
- Dosso di sfagni
- Progetto Trifoglio Fibrino
- Drosera e altre carnivore
- Le torbiere invecchiano? Dinamismo della vegetazione
- Piante in viaggio: Relitti glaciali
- Granuli di polline
- Occhio della torbiera
- Teleferica per la torba
Come raggiungere il Paluaccio
La Riserva Naturale del Paluaccio di Oga e il contiguo Forte Venini si trovano a 7 km da Bormio. Provenendo da Sondrio, imboccare sulla sinistra la deviazione per Santa Lucia e Oga al lm 101 della SS 38. Superata la frazione di Oga, proseguire per 2 km sino alla località Forte di Oga.
Per raggiungere Oga provenendo da Livigno, prendere la deviazione sulla destra per le Motte poco dopo aver superato la zona di Piandelvino di Valdidentro.
Durante l'estate è attivo il servizio di autolinea Bormio stazione-Loc. Forte di Oga.