Gli sfagni sono un tipo di muschio (briofite). Come tutti i muschi, gli sfagni non possiedono radici né vasi conduttori per il trasporto di acqua e sali minerali. L’assorbimento e il trasporto dell’acqua e dei sali disciolti avviene per capillarità e interessa tutta la superficie della pianta.
Sono dotati di speciali cellule, dette “ialocisti”, che consentono loro di assorbire e immagazzinare una quantità di acqua pari a circa venti volte il proprio peso secco. Ogni piccolo individuo può sopravvivere molti anni, crescendo verso l’alto mentre le parti basali muoiono, accumulandosi in quella che diventerà la torba.
Gli sfagni prediligono acque acide (con pH < 6,5) e con pochi nutrienti. Sono anche in grado di modificare le caratteristiche chimiche dell’ambiente in cui crescono, causando una forte acidificazione.
Alcune specie di sfagno, rifuggendo i minerali presenti nell’acqua, crescono ravvicinati a formare un cumulo rilevato rispetto alla restante torbiera. Questi cumuli sovente confluiscono in ampi dossi che, se le condizioni climatiche lo consentono, si accrescono fino a svincolarsi dalla falda acquifera. Sulla loro sommità, paradossalmente, si instaurano quindi condizioni di aridità.
Ed è proprio qui, sulla sommità del dosso di sfagni, che si trovano alcuni dei più rari “relitti glaciali”, accompagnati da piccoli esemplari di pino mugo ed ericacee come il brugo (Calluna vulgaris) e il Vaccinium uliginosum, detto mirtillo di palude.